Con il nostro Giacomo Puccini e Richard Strauss, Leoš Janáček viene considerato (giustamente) il più grande operista del Novecento. Eppure la sua fama in Italia, così come il suo teatro operistico e le sue composizioni strumentali e corali (queste ultime davvero pregevoli), faticano ancora a farsi strada per via di un fattore che pesa tuttora moltissimo nell’economia dell’ascolto della sua musica, quello relativo all’osticità rappresentata dalla lingua ceca (come se il tedesco di Richard Strauss fosse, invece, di pubblico dominio presso i melomani e i musicofili nostrani).
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